domenica 9 marzo 2008

Cos'è di questa storia, che condanna la mia mente alla meraviglia...


"Da bambino mi raccontarono una storia. Mi dissero di un posto tra i cespugli della montagnola, dove era nascosto un antico vaso pieno di mercurio. Un giorno un contadino lo rinvenne e senza pensarci su due volte, lo ruppe scagliandovi contro un masso. Il vaso andò in frantumi e il mercurio si disperse. Continuo a chiedermi cos'è di questa storia, che condanna la mia mente alla meraviglia. Che incatena gli occhi, ancora adesso, a quei cespugli". (Giuseppe Pernice)

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Apprendo ora la triste notizia, e credetemi non riesco a tramutare in parole il sentimento di dolore che provo...
Ciao Giuseppe...Nel cielo da oggi abbiamo un'altra stella che ci indica la via.
Ai familiari esprimo le più sentite condoglianze.

Anonimo ha detto...

Grazie Nuccio. Giuseppe i stimava molto. In questo momento non riesco a "pensare" coerentemente, solo una cosa continua a rigirarmi nella testa "Che quel che ha fatto, quel che ha detto, ciò che si riproetteva di fare e continuare.. che tutto questo non vada perduto..". Che la sua meraviglia di bambino continui a meravigliare anche noi, che continui a "illuminarci" il sentiero...

Anonimo ha detto...

E' quasi paradossale esprimersi attraverso un mezzo tecnologico, freddo e che distanzia, perchè "la sofferenza è permanente, oscura e cupa e ha la natura dell'Infinità" e forse tra i byte, nei meandri della rete, si replica fino a scomparire, estendendosi.
Io ho perso qualcuno che ho ritrovato - dopo tempo - solo da pochissimo, che mi aveva spinto, con il suo entusiasmo e la sua progettualità, anche attraverso stima personale ed incoraggiamenti, a ritornare a Marineo.
Ricordo Giuseppe sempre curioso, sempre attento che nessuno potesse essere in disappunto a causa sua, leggero, come le sue mani che ora metteva ai fianchi, ora con le dita disegnava pensieri.
Lo ricordo, quando adolescenti, nel mitico e sfortunato gruppo "Le civette" leggevamo e riflettevamo su poesia e teatro, letteratura e satira locale: sempre con gli occhi da cerbiatto gentile e attento. Attento come solo chi è in grado di donarsi può esserlo. Solo come chi con grazia, la grazia delle sue parole, la sua prosa, la sua acuta, attenta e delicata scrittura, può dare senso alla realtà.
Giuseppe progettava e pianificava con inesauribile generosità, con spirito critico, con senso di responsabilità così raro nella nostra generazione e in altre che ci precedono.
Le sue e-mail sono piene di sollecitazioni, le sue parole piene di pacificazione, di attenzione per tutti, di cura. Giuseppe ha cura solo come chi sa quanto le parole possono essere conforto.
Non ho in mente una santificazione di Giuseppe, ma la sua umanizzazione. E persino queste parole sono superflue.
Però insieme alla sofferenza, forse contribuiranno ad estendere anche il valore della sua figura e cercheranno, se messe in atto, se non sprecate, se non di annullare di trovare almeno un farmaco per la sofferenza. Che è e rimane ineluttabile. Però bisogna essere concreti, e Giuseppe è concreto. E' un poeta.
E forse, poeticamente e in maniera molto aggraziata, elegante e composto, anche lui, così come voglio ricordarlo, con le dita leggere e il corpicino asciutto, e la risata profonda e profondamente adolescente, suggerirebbe che bisogna incontrarsi e discutere. Iniziare a fare.
Ci incontreremo senza di te, nello stesso giorno che tu hai fissato. Non potremo non ricordarti. Non potremo non avvertire quanto sei presente, con quanto hai scritto e quanto ancora circola sul web. A noi non resta che immaginarti con tante cose da fare, tante idee nella mente e che da un momento all'altro possa risolvere tutto. Ti immagino così. Forse mi continuerai a sgridare perchè ho scordato l'appuntamento. Grazie per quanto ci hai donato.
Cirus


scusate se sono prolisso, ma al nostro Giuseppe sarebbe piaciuto questo:
"Ma mentre vi sono state ore in cui mi sono rallegrato all'idea che le mie sofferenze dovessero essere infinite, non avrei potuto sopportare che esse fossero prive di significato. Ora trovo nascosto in fondo alla mia natura qualche cosa che mi dice che nel mondo intero niente è privo di significato, e tanto meno la sofferenza. Quel qualche cosa nascosto in fondo alla mia natura, come un tesoro in un campo, è l'umiltà. È l'ultima cosa che mi sia rimasta, e la migliore di tutte; la scoperta finale a cui sono giunto; il punto di partenza per una evoluzione nuova. Mi è giunta dal fondo di me stesso, perciò so che è giunta al momento giusto. Non avrebbe potuto giungere prima, né più tardi. Se qualcuno me ne avesse parlato, l'avrei respinta; se mi fosse stata offerta, l'avrei rifiutata. Ma poiché l'ho trovata voglio tenerla, non posso fare altrimenti. È l'unica cosa che abbia in sé gli elementi della vita, di una nuova vita, di una Vita Nuova per me. Di tutte le cose è la più misteriosa. Non possiamo darla via, e gli altri non possono darla a noi. Non possiamo acquistarla, fuorché cedendo in cambio tutto ciò che abbiamo. Soltanto quando abbiamo perduto tutto, ci accorgiamo dì possederla" De profundiis - Oscar Wilde

Anonimo ha detto...

Cara Francesca,
la sua meraviglia di bambino riuscirà sempre a guidarci ed illuminarci, e, penso di interpretare il pensiero di tutti, noi ti aiuteremo a far sì che ciò si realizzi. Proveremo poco a poco a creare un mondo migliore così come lui lo desiderava.

Oggi il Capitano si è messo al timone, il suo ordine è stato secco e deciso, l'ancora è stata ritirata, le sue catene risuonano cupe dalla chiglia sino alla fiancata. Un penetrante sibilo ha segnato il momento: Liberate le vele! Il vento ha gonfiato tra sbuffi e svolazzi le candide ali del suo Vascello. Verso nuovi lidi, nuovi mari e nuove avventure, non più burrasche, non più tempeste, solo una leggera brezza ti accompagna incontro alle nuvole.
E noi? Qui dispersi e muti, su di un freddo molo, ad asciugarci le lacrime e scoprire tristi sulla linea dell'orizzonte svanire tra nebbie l'albero maestro del tuo battello.

Addio

nino di sclafani.

Nuccio Benanti ha detto...

LA MORTE DEL PRINCIPE ANDREJ
(L.N.Tolstoi)

Sognò di giacere nella stessa camera in cui si trovava nella realtà, ma non era ferito e si sentiva benissimo. Parecchie persone diverse, indifferenti, insignificanti, apparivano davanti a lui.
Egli parlava con loro di qualche cosa di futile. Si stavano preparando ad andare in qualche posto. Il principe Andrea si rendeva conto in maniera vaga che tutto ciò era privo d'importanza e che egli aveva cose assai più serie da fare, ma cionondimeno continuava a parlare suscitando la meraviglia di quelle persone con battute frivole e argute.
Un pò per volta, impercettibilmente, quelle persone cominciavano a scomparire, ed erano sostituite da un unico problema: quello della porta chiusa.
Egli si alzava e andava verso la porta per spingere il chiavistello a chiuderla. Tutto dipendeva dal fatto se egli avrebbe fatto in tempo o meno a chiuderla. Egli si muoveva cercando di affrettarsi, ma le gambe si rifiutavano di muoversi, e sapeva che non avrebbe fatto in tempo a chiudere, e ciononostante, dolorosamente, faceva ogni sforzo per riuscirci. Ed era preso da una paura angosciosa.
E quella paura era la paura della morte: Essa era dietro alla porta.
Ma mentre egli con movimenti deboli e goffi si trascinava verso la porta, la cosa orribile dall'altra parte spingeva per entrare.
Qualcosa di non umano, la morte, faceva forza contro la porta, ed egli doveva impedirle di entrare. Si aggrappava alla porta, usando le sue forze fino allo stremo - chiudere non era ormai più possibile - ma era debole e maldestro, e la porta, sotto la spinta di quella cosa orribile, si apriva e poi si richiudeva di nuovo.
Ancora una volta quella cosa premeva dall'altra parte. I suoi ultimi sovrumani sforzi erano vani, e i due battenti venivano spalancati senza rumore.
Entrò, ed era la morte.
E il principe Andrea moriva.

Anonimo ha detto...

Io Giuseppe lo voglio raccontare in questo modo:
Uno che, colla semplicità e la discrezione che contraddistinguono chi cerca nel prossimo se stesso, riusciva a farti aprire il cuore, a metterti a tuo agio, a far cadere la maschera che gli altri ti plastificano sul viso e, cosa ancora più bella, te lo sentivi amico come se lo fosse stato da sempre anche se quella era la prima volta che si manifestava.
Mi rammarica il fatto di non avere più l'occasione di realizzare assieme, quello che lui aveva prospettato per noi: partecipare attivamente alla rinascita di un comune sentire che desse l'avvio ad una “Marineo nuova”.Per quella ulteriore dote non comune di leggere nelle affermazioni altrui uno stimolo ad abbattere le diversità, in me, già da subito,aveva trovato un sostenitore parco di altre notizie su di lui, poiché quelle che aveva mostrate erano le credenziali che ogni viandante cerca nel compagno di viaggio. Viaggio che avrebbe avuto il migliore degli auspici, una sicura meta:l'amicizia lunga.
La sua breve permanenza in questa valle di lacrime non gli ha precluso però di conoscere e amare una persona speciale che in un momento di dolore insopportabile mostra una dignità, che io conosco da sempre, non comune.
Francesca il tuo sia un insegnamento per tutti noi, povere anime allo sbando, e sono sicuro, che
Giuseppe da quella nuova collocazione continuerà a infonderci speranza e fiducia nel prossimo.

Condoglianze; Mario

Anonimo ha detto...

Il funerale si terrà domani, 10 Marzo 2008, alle 15.00-15.30 in Chiesa Madre.

Grazie a tutti di cuore, il vostro affetto, la vostra presenza leniscono il dolore che è, putroppo, devastante.

Sono certa, che ovunque si trovi adesso, anche Giuseppe, il nostro Comandante, ci sente, ci vede..

Anonimo ha detto...

non conoscevo Giuseppe se non per le poche righe lette nei giorni scorsi in questo blog. l'impressione avuta è che si trattasse di una persona intelligente e pacata. aperto ad ogni nuovo input. mi spiace molto. porgo le mie sentite condoglianze ai familiari e alla moglie. e anche agli amici veri che sicuramente sentiranno in futuro la glaciale mancanza di una calda presenza che non c'è piu'.
Una preghiera affinchè Dio possa dare a queste persone la forza per affrontare un lutto cosi' devastante, e una preghiera affinchè l'anima di giuseppe possa trovare il conforto di Dio.

luigi.

Anonimo ha detto...

A Giuseppe che non cè più lasciandomi il ricordo delle sue ricerche in biblioteca da vispo studentello, che ha animato diversi eventi teatrali in collaborazione con il mio ufficio quali la Passione dell'Orioles, la Dimostranza e il bel laboratorio su Il battello Ebro di cui aveva appena iniziato la seconda edizione.

A Giuseppe che ha trasmesso a tanti la passione per il teatro , per la ricerca con intelligenza e puntigliosità del senso della vita, a lui che attraverso le strade del palcoscenico a trasmesso a tanti giovani e ragazzi il piacere dello stare insieme.
A Giuseppe che è ancora con noi perchè per quello che hai fatto non omnis moriaris, erexisti monumentum aere perennis.
A Francesca perchè trovi in questo la froza di guardare al futuro. Nino Scarpulla

Anonimo ha detto...

Io Giuseppe lo conoscevo solo di vista, ma di lui apprezzavo il senso civico con il quale è riuscito a tirare su un laboratorio teatrale, dando la possibilità a molti giovani marinesi di dilettarsi e divertirsi a fare teatro. Il mio pensiero però non può che andare a ritroso di qualche mese, quando nel medesimo punto moriva il sig. Sceusa. Io non so le cause dell’incidente, ma so che, specie con la pioggia, quella curva diventa oltre modo pericolosa visto l’asfalto consumato e la pendenza verso l’esterno. Spero che il Comune si attivi affinché esorti chi di competenza a sistemare in maniera adeguata quel tratto di strada.

chiaretta ha detto...

Anche il cielo ti piange,oggi la terra,inconsolabile madre,ha perduto uno dei suoi figli migliori.Oh effimera,fuggevole vita,fugace esistenza di un tempo infinito...e noi fragili uomini ci pieghiamo dinanzi al divino volere.GRAZIE GIUSEPPE hai ampliato i miei orizzonti,nutrendo la mia immaginazione.

Anonimo ha detto...

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
dona loro il riposo.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
dona loro il riposo eterno.
Splenda ad essi la luce perpetua, Signore,
con i tuoi santi in eterno, poiché tu sei pietoso.
L'eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Amen.

Anonimo ha detto...

dopo quasi una settimana mi sembra ancora incredibile che tu non ci sia piu sono tornata ora da casa tua e si parlava di te ripensando al giorno della laurea è difficile crederci ....ma si parlava al passato ,proprio come si parla della nonna...è triste....e non ci posso ancora credere che questo è successo veramente...... sarai sempre nel mio cuore e tu ne hai veramente portato via un pezzetto.......tvb giovanna

Anonimo ha detto...

Giuseppe era un colega di mio marito Leonardo al DAMS di Palermo. Oggi navigando su internet abbiamo scoperto, per caso, la tragica notizia. Improvvisamente abbiamo ricordato quella giornata trascorsa insieme, durante la quale Giuseppe ha registrato la voce fuori campo di un documentario, tesi di laurea, su Sergio Leone. Siamo increduli…
Ci stringiamo intorno al dolore di Francesca anche se non siamo certi che si ricordi di noi.
Antonella e Leonardo Barrile