domenica 6 settembre 2009

Se i preti denunciano il clientelismo


di Rosario Giuè
I sacerdoti di Caccamo hanno scritto una lettera aperta alla comunità ecclesiale e alla cittadinanza e l'hanno resa pubblica durante le celebrazioni liturgiche in occasione della festa patronale di San Nicasio (domenica e lunedì scorsi).
Senza farsi stordire dal clima festoso creato da luminarie, musiche, bancarelle e mortaretti, don Giuseppe Calderone, Antonino Romano, Giovanni Scaletta, Nicasio Galbo, fr. Piero Renda, p. Giovanni Calcara, denunciano la situazione di una città, «la nostra amata città di Caccamo (che) sembra lasciata a se stessa». Facendo proprie le parole pronunciate dall' arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, in occasione dell' ultima festa di Santa Rosalia, i presbiteri di Caccamo parlano con franchezza anche loro della loro città, al pari di Palermo, come di una città «abbandonata», una città da decenni, scrivono, «assolutamente priva di progettualità». La denuncia accorata si fa più esplicita quando i sacerdoti si vedono costretti a prendere atto che l' attività politica amministrativa anche qui «è in balia di interessi privati e logiche di potere», se non di «vere e proprie cordate clientelari che di fatto escludono le persone, i gruppi e la comunità», fino a perseguire «interessi spesso illeciti», sui quali lamentano la mancanza di una adeguata «attenzione che era lecito attendersi» da chi di competenza. Di fronte ad una situazione così colta nella sua gravità, nel loro contributo di riflessione e di chiarezza i preti di Caccamo si appellano a tutte le persone di buona volontà perché non perdano, nonostante tutto, le ragioni di un impegno e di una speranza in vista del cambiamento. In questa prospettiva, il Messaggio sollecita la comunità di Caccamo ad uscire dalla «semplice lamentela fino a se stessa» e a non farsi risucchiare da un ritualismo religioso vuoto, a non conformarsi all' esistente in modo opportunistico. Per questo i sacerdoti spingono tutta la comunità cristiana locale «a dare un apporto più incisivo alla crescita della città». Va detto che il gesto dei preti caccamesi è un segno coraggioso che non va lasciato solo e che, anzi, va sostenuto da parte di tutta la comunità ecclesiale diocesanae da quanti hannoa cuore le sorti di quel territorio. Esso rappresenta un' assunzione di responsabilità, un gesto generoso di una Chiesa che non intende voltarsi dall' altra parte di fronte a situazioni difficili, sull' esempio del Buon Samaritano. Lontani dall' idea di lasciarsi rinchiudere nelle sacrestie, in un ruolo sacrale, innocuo ed astratto, in un silenzio legittimante per ciò che accade in un territorio, con il loro pubblico Messaggio i sacerdoti di Caccamo mostrano la possibilità di una Chiesa che si fa libera senza timori reverenziali per nessuno. Di una Chiesa che, per amore del suo popolo, non tace, che sente come parte del proprio ministero pastorale condividere il malessere di una comunità, denunciarlo e lavorare per un processo di liberazione e di cambiamento. Tutto ciò è tanto più vero e serio, se non si dimentica che il territorio di Caccamo ha ospitato per anni diversi latitanti mafiosi, è stato regno di Giuffré (ora collaboratore di giustizia). Se non si dimentica che a Caccamo è stato ucciso il sindacalista e candidato sindaco Mico Geraci.
La Repubblica 03 settembre 2009 pagina 15

7 commenti:

Inguì Giuseppe (tirrimutuni) ha detto...

Mi fa enormemente piacere leggere questo appello da parte di Rosario Giuè, condivido a pieno l'idea di una chiesa Ecumenica che non si tira indietro davanti ella molteplici difficoltà della vita e del territorio , come bene hai illustrato abbiamo degli esempi tangibili di una chiesa attiva propositiva che non china il capo (P. Puglisi,Don Turturro,Don Benzi, ecccccccccccccccccccc. persone umane piene di quello spirito che invade tutti.questa è la Chiesa.Oggi,ieri.domani.

Anonimo ha detto...

Fratello Giuseppe, allo stato attuale per come sta la situazione giudiziaria personale di Don Turturro, non lo tirerei in ballo.

Nuccio Benanti ha detto...

Il tema di riflessione resta quello del titolo del post.

Inguì Giuseppe (tirrimutuni) ha detto...

Mi rincresce che l'anonimo faccia questo appunto su Padre Turturro evidentemente non conosce la storia, comunque non ho la minima intenzione di polemizzare o Giudicare.le persone che hanno fatto grande la nostra terra. come fa l'anonimo . comunque ti invito leggere la storia con occhi diversi e sopratutto ti prego non giudicare. ti auguro tanto bene

Nuccio Benanti ha detto...

Grazie Giuseppe per la replica non polemica. Ripeto che l'oggetto della riflessione resta quello del titolo e tutti gli altri discorsi verranno cestinati (come al solito). Ciò non toglie che in altri post possano essere trattati, in maniera educata, anche altri temi.

Pace e bene a tutti.

Fabrizio Cangiaosi ha detto...

Riallacciandomi a quanto scritto dal mio fraterno amico Tirrimutuni, ci tenevo a precisare che anch'io ritengo che figure come Padre Puglisi, Don Turturro e Don Benzi persone umane cariche di umanità e senso di rispetto nei confronti del prossimo senza distinzione alcuna! La pace nel bene.

Anonimo ha detto...

SALVO RIBAUDO: SONO PERFETTAMENTE DACCORDO CON L'IDEA CHE LA CHIESA E CIOE' ANCHE TUTTI NOI POTREMMO ESSERE VERAMENTE TALI SE ABBANDONIAMO UN PO L'ASPETTO FOLCORISTICO TRADIZIONALE IN SENSO LATO DELLA NOSTRA RELIGIOSITA' E NE DIAMO PIU' PROVA CONCRETA CON ATTI CONCRETI NELLA VITA QUOTIDIANA CON UNA CRISTIANITA' OPERATIVA SIA A LIVELLO PERSONALE CHE DI ISTUITUZIONE RELIGIOSA PIU' SENTITA E PIU' VISSUTA NELLE NOSTRE PICCOLE COMUNITA' .- UN SALUTO A GIUSEPPE E FABRIZIO