giovedì 14 gennaio 2010

Pier Paolo Pasolini corsaro


di Francesco Virga
Gli articoli giornalistici di P.P. Pasolini - scritti tra il 1973 e pochi giorni prima della sua tragica morte, avvenuta il 2 novembre del ’75, raccolti nei volumi Scritti corsari (Garzanti 1975) e Lettere luterane (Einaudi 1976) – aiutano a capire il presente più di tanta pubblicistica odierna.
Si rimane colpiti, innanzitutto, dalla loro intatta forza espressiva e comunicativa, dalla loro resistenza al tempo. Il fatto stesso che alcune sue parole-chiavi (Palazzo, omologazione, mutazione antropologica, sviluppo senza progresso) siano diventate senso comune è un’ulteriore prova dell’efficacia del linguaggio pasoliniano e della sua capacità di mordere la realtà. Particolarmente centrata la sua critica al consumismo veicolato dalla televisione, diventata nei nostri giorni ancora più invadente e pervasiva. Pasolini è stato uno dei primi a capire la centralità che hanno i mass media nella società contemporanea. Fin dagli anni sessanta (1), sviluppando la geniale intuizione gramsciana rilevante il nesso stretto esistente tra lingua e potere, aveva colto nelle prime manifestazioni del linguaggio tecnocratico l’emergere di una nuova classe sociale tendenzialmente egemone. Ma, a differenza di tanti intellettuali odierni, non ebbe paura di andare contro corrente, di mettersi in gioco in prima persona, rompendo schemi e logiche di schieramento consolidate.(continua)

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