domenica 8 agosto 2010

Minorenni e alcol, proposte per contrastare la nuova piaga di Marineo


di Piazza Marineo
MARINEO. Ciao Nuccio, non credo di conoscerti personalmente. Apprezzo molto Piazza Marineo e vorrei chiederti di creare un comitato di mamme (o papà) che lotti veramente contro la vendita di bevande alcoliche ai minorenni.
Sembra che a Marineo sia diffusa questa abitudine e probabilmente non è mai stato realizzato un video che denunci chi approfitta dei giovanissimi per incassare qualche soldo. Grazie per avermi dato la tua amicizia su Facebook. Penso che tu possa fare moltissimo con il tuo giornale. Il mio lavoro (insegnante) mi porta ad amare gli adolescenti e, conoscendo la loro voglia di stare in gruppo e di non essere esclusi (cosa molto pericolosa), so quanto sia semplice iniziare a bere o a fumare. Credo che nel tuo giornale manchi un messaggio di rispetto delle regole (mi riferisco ai negozianti) e di educazione a crescere lontani da vizi che possono danneggiare per tutta la vita (mi riferisco ai minorenni). Ti invito a creare degli slogan contro alcol, droga e fumo ma soprattutto ad invitare i giovani lettori del tuo giornale a realizzare dei video sui pericoli cui va incontro chi si trova su queste strade. Ma soprattutto ti chiedo di invitare i genitori ad organizzarsi per la difesa delle nuove generazioni. Potrebbero usare il tuo giornale come piattaforma per denunziare chi vende ai minorenni bevande alcoliche. "Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo" (Mahatma Gandhi). Con stima.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Si dovrebbe imporre ai locali di marineo di vietare la vendita di bevande alcooliche ai minorenni.

E' l'unica

Anonimo ha detto...

le prime regole vengono dalla famiglie, e negli ulti tempi le famiglie lasciano molto a desiderare, i ragazzi sono in mezzo alla strada di giorno e di notte. scusate ma le famiglie dove sono quando i figli alle tre di notte non sono ancora rincasati? e poi facciamo appello ai negozianti? fate appello alle vostre coscenze di genitori, se ne avete una.
Nuccio, ti sarei grato se pubblicassi questo mio post. Grazie

Anonimo ha detto...

L'iniziativa sarebbe nobile, senz'ombra di dubbio, ma riflettiamoci bene: i ragazzini riuscirebbero comunque ad eludere eventuali ostacoli. Ormani a Marineo sono in tanti i minorenni ad avere il motorino, quindi essi impiegherebbero solo cinque minuti per andare nei paesi limitrofi a comprare l'alcool.
Penso che la parola "piaga" sia adeguata; arginarla è davvero difficile, perché prima di abbattere una cattiva abitudine - compito già in sé difficoltoso - bisogna abbattere le barriere poste da una cattiva mentalità che spesso si rileva piuttosto strafottente nei confronti delle persone del paese.
Ho perso il conto delle volte in cui dei ragazzi ubriachi mi abbiano svegliata in piena notte, con la musica a tutto volume, gridando o peggio ancora bestemmiando - ebbene sì - con tutto il fiato disponibile. E se qualcuno osa chiedergli di abbassare la voce, loro rispondono con imprecazioni, insulti e persino minacce di morte.
Un giornale non basta: ci serve molto di più. Vorrei tanto offrirvi una soluzione, ma personalmente non ne vedo alcuna.



- Elisa.

rmd ha detto...

Anche io ,come penso tanti, sono d'accordo con gli autori dei precedenti post che qualcosa occorre fare per arginare il dilagare di questo fenomeno.Marineo è ancora un paese che potrebbe essere BEN "controllato" sia dalle forze dell'ordine(carabinieri e vigili urbani),sia dai genitori,sia da volontari (anziani e giovani). Non sono in strada a tarda sera e abito fuori Marineo,ma soprattutto in questi ultimi tempi mi riferiscono di schiamazzi notturni,di ragazzi fino a notte inoltrata che con una bottiglia in mano barcollano per strada o che seduti in cerchio amano passarsi una sigaretta e\o una birra?!?.Non si vedono carabinieri, nè vigili "a piedi" in giro a controllare o a verificare il contenuto delle bottiglie per potere colpire la vendita di alcoolici ai minori.Non si vedono genitori in giro ,ignari "volutamente" di dove sono i propri figli e di come trascorrono il loro tempo a tarda notte.Occorre che qualcosa certo deve essere fatto a livello di controllo dagli organi preposti, ma molto deve fare anche la comunità tutta.Dalla mia parte, relativamente al mio lavoro ,mi impegno sin d'ora che qualcosa farà certamente la scuola con incontri con genitori, medici specialisti, psicologi ecc...(occorre conoscere il "nemico"se vuoi combatterlo e vincerlo);molto possono fare le varie associazioni presenti nel nostro paese,ma a questo punto occore un coordinamento. E allora se sta a cuore ,a tutti, il bene dei nostri giovani, "sbracciamoci" e ORGANIZZIAMOCI. Qualcosa di buono si realizzerà.Ne vale la pena!

MARY AMATO ha detto...

La mia proposta è di dare la parola ai giovani: sentiamo le loro opinioni e le loro proposte. E' importante conoscere il loro pensiero e costruire un percorso insieme a loro. Qualcosa che non venga dall'alto ma che venga maturato dagli stessi ragazzi darà certamente dei risultati più efficaci. Propongo un concorso a premi al quale possono partecipare solo i minorenni dove venga premiato il miglior video che rappresenti i rischi cui va incontro chi beve. Il miglior video potrà poi essere distribuito nelle scuole.

Anonimo ha detto...

bisogna innanzitutto iniziare dalle famiglie, sono loro ad educare i ragazzi sin dalla loro tenera età, far coscienti i propri figli di ciò che può essere pericoloso per la loro salute, non abbandare i ragazzi fino alle ore notturne a girovagare per le nostre strade disturbando la quiete notturna non solo nel centro del paese ma anche nelle periferie.

Elisa ha detto...

@ Mary Amato

I ragazzini lo farebbero per i premi in palio, e non per il fine morale dell'iniziativa.
Nella mia umile e personale opinione, uno studente che è abituato a gettare sedie e banchi fuori dalla finestra non può comprendere a pieno il senso di questa intelligente proposta. Nella migliore delle ipotesi calerebbe la testa per cinque minuti, ma la riflessione finirebbe lì, nel dimenticatoio.
Un ragazzino che è abituato a gridare "scemo! scemo!" ai professori riderebbe di un video del genere, poiché vedrebbe ritratte persone del paese e si farebbe beffe di loro - senza alcun motivo, poi - non appena li vedrebbe spuntare sullo schermo. "Guarda quello, è Tizio! ahahah!".

Alla luce di questa mia personale riflessione, sarei più propensa a chiedere maggiori controlli all'interno del paese stesso, da parte delle forze dell'ordine, durante le ore notturne.


- Elisa.

Elisa ha detto...

C’è un ulteriore aspetto che, a mio modesto parere, dovrebbe essere preso in considerazione.

Oltre alla questione morale, qui si è presentato un problema di legalità.

Procediamo per logica.

Un bambino in fasce sa che, alzando la voce, le altre persone lo sentiranno. Dunque egli grida affinché venga sentito.
Un bambino un po’ più grande, ma pur sempre bambino, sa che gridando in maniera forte e insistente reca fastidio agli altri.

Un ragazzo maggiorenne, essendo tale, dovrebbe tenere in considerazione quei principi che ha appreso da bambino. Ma è evidente che chi si ubriaca di notte, gridando a squarciagola per le strade di Marineo, ignori totalmente tutto ciò; perché nonostante sia consapevole del fatto che gridando rechi fastidio agli altri, lo fa lo stesso.

A me non interessa nulla se tali persone si ubriachino (perché sono liberi di farlo), bensì a me interessa che lo facciano a casa loro oppure che lo facciano senza dovere necessariamente destare me tutto il quartiere dal sonno notturno.
La loro libertà di fare ciò che vogliono ha e deve avere il limite della mia libertà di non essere disturbata; ogni decisione giusta deve operare un bilanciamento di interessi tra coloro che si ubriacano e coloro che, invece, vogliono dormire o che semplicemente non vogliono che di fronte casa loro vengano lasciati cocci di bottiglie di birra.

Qui non c’è solo un problema di mentalità, qui c’è un problema di legalità. E chi è incaricato di mantenere l’ordine nel paese? Le forze dell’ordine.

Non vedo poiché dovremmo spendere risorse per realizzare dei video e dei concorsi, quando il problema potrebbe essere arginato semplicemente sollecitando chi è già pagato per mantenere l’ordine pubblico.
Perché un maggiorenne che in piena notte grida a squarciagola, è ben consapevole che gli altri lo sentiranno e dunque verranno svegliati da tali schiamazzi. Non si tratta, qui, di neonati in fasce: qui non ci sono scuse.

Volevate dare la parola ai giovani, e io vi ho dato la mia.
Questa era la mia personale opinione.

Elisa ha detto...

[Dividerò il mio seguente commento in due parti, in quanto il sito mi dice che esso è troppo lungo.]

C’è un ulteriore aspetto che, a mio modesto parere, dovrebbe essere preso in considerazione.
Oltre alla questione morale, qui si è presentato un problema di legalità.

Procediamo per logica.

Un bambino in fasce sa che, alzando la voce, le altre persone lo sentiranno. Dunque egli grida affinché venga sentito.
Un bambino un po’ più grande, ma pur sempre bambino, sa che gridando in maniera forte e insistente reca fastidio agli altri.

Un ragazzo maggiorenne, essendo tale, dovrebbe tenere in considerazione quei principi che ha appreso da bambino. Ma è evidente che chi si ubriaca di notte, gridando a squarciagola per le strade di Marineo, ignori totalmente tutto ciò; perché nonostante sia consapevole del fatto che gridando rechi fastidio agli altri, lo fa lo stesso.

A me non interessa nulla se tali persone si ubriachino (perché sono liberi di farlo), bensì a me interessa che lo facciano a casa loro oppure che lo facciano senza dovere necessariamente destare me tutto il quartiere dal sonno notturno.
La loro libertà di fare ciò che vogliono ha e deve avere il limite della mia libertà di non essere disturbata; ogni decisione giusta deve operare un bilanciamento di interessi tra coloro che si ubriacano e coloro che, invece, vogliono dormire o che semplicemente non vogliono che di fronte casa loro vengano lasciati cocci di bottiglie di birra.

(segue) -->

Elisa ha detto...

(continuazione del post precedente) <---

Qui non c’è solo un problema di mentalità, qui c’è un problema di legalità. E chi è incaricato di mantenere l’ordine nel paese? Le forze dell’ordine.

Non vedo poiché dovremmo spendere risorse per realizzare dei video e dei concorsi, quando il problema potrebbe essere arginato semplicemente sollecitando chi è già pagato per mantenere l’ordine pubblico.
Perché un maggiorenne che in piena notte grida a squarciagola, è ben consapevole che gli altri lo sentiranno e dunque verranno svegliati da tali schiamazzi. Non si tratta, qui, di neonati in fasce: qui non ci sono scuse.

Volevate dare la parola ai giovani, e io vi ho dato la mia.
Questa era la mia personale opinione.

Angela Costa ha detto...

Si è consapevoli sempre più che il tema in questione è delicato e va affrontato con molta attenzione. Risulta infatti chiaro che il fenomeno è in costante aumento anche nella nostra comunità, dove sempre più spesso, come affermano anche i precedenti interventi, le “conseguenze” si fanno sentire fino a tarda notte. Spesso davanti a certe scene o a particolari comportamenti rifletto su quanto sta succedendo ai nostri giovani e su quanto noi famiglie, amministratori e società tutta possiamo fare. Perchè spesso è facile stare lì a giudicare, a dividere in buoni e cattivi, ad ergersi giudici ed emanare sentenze senza possibilità di remissione. Ci siamo mai chiesti, per esempio, che modello abbiamo offerto noi ai nostri giovani?se siamo stati mai ad ascoltare qualunque loro richiesta d’aiuto? Abbiamo dato loro regole e progetti nati dallo scambio reale, tenendo conto di quelle che sono le loro necessità e le loro aspirazioni?che centra tutto questo?se ti poni la domanda non hai intenzione di essere d’aiuto ma solo di giudicare ed emettere sentenze. Purtroppo. Serve un progetto di prevenzione che non divida in categorie, in bravi e cattivi, i ragazzi. Ma li promuova tutti verso altre prospettive che non si riducano allo spinello per merenda e a un beverone a base di vodka al posto del latte prima di dormire. Perché purtroppo l’uso smodato di questi elementi spesso va insieme e diventa abitudine, premeditazione. Stile di vita, verrebbe da dire. Sbandierato anche con un certo orgoglio, per di più. un ragazzo su tre, già a 15 anni, cammina per strada con la sua brava bottiglia. E non ne fa mistero. Per molti, a quell’età, è un’esperienza vissuta in gruppo, come un rito d’iniziazione. Il peggio è che per alcuni – ma non sono pochi - bere è un modo consueto per trascorrere il tempo. Una costante. E allora cosa fare? Dalle precedenti risposte non si evince nessuna volontà di affrontare il problema. mi dispiace che Elisa, giovane marinese, affermi “A me non interessa nulla se tali persone si ubriachino (perché sono liberi di farlo), bensì a me interessa che lo facciano a casa loro oppure che lo facciano senza dovere necessariamente destare me tutto il quartiere dal sonno notturno.”Vedi cara Elisa:in una comunità il problema di alcuni può diventare quello di tutti. che diano fastidio gli schiamazzi notturni sono d’accordo. Ma l’uso smodato di alcol può dare origine anche a tragedie se coinvolgono altre fasce della popolazione. e penso ai tanti incidenti ,a cui ci siamo anche abituati aimè, causati proprio dalla cattiva capacità e lucidità di chi si mette al volante dopo aver assunto alcol o droghe. C’è chi accusa anche la famiglia che non è attenta e spesso assente nel controllo. Ma noi ci siamo mai avvicinati a loro, li abbiamo ascoltati o abbiamo socializzato quelle che sono le nostre conoscenze?non credo. Personalmente, da amministratore cosciente, essendo anche genitore, sto lavorando su un osservatorio permanente dei problemi sociali e,già in autunno,vorrei partire con un progetto sull’assistenza alla genitorialità, che crei un polo di riferimento ai tanti genitori che si trovano ad affrontare le crisi ed i problemi legati al loro compito. La comunità dovrebbe però essere più presente e partecipe alle azioni che i settori sociali svolgono, non lasciando la responsabilità alle famiglie, alla scuola, alla chiesa o alla politica. Partecipare attivamente a risolvere una piaga sociale può far si che questa non si riversi alla comunità diventando tragedia comunitaria.