sabato 18 gennaio 2014

La panchina di Guastella: Paolo Terranova, una vita in equilibrio


di Ciro Guastella
NEW YORK. Finita la terza elementare Paolo Terranova andava a fare da manovale da mastro Carminello. A 23 anni compiuti lasciava Marineo per andare in America dove il giorno dopo l’arrivo trovava subito lavoro in qualità di muratore in una grande compagnia di costruzione.
L’anno seguente incontrò Marta che impalmò nel giro di sei mesi. Da Marta ebbe due figli: Ray e Vincent. A mastro Paolo le cose andavano bene, l’impresa costruiva grattacieli e a lui il lavoro gli piaceva ed aveva un ottimo salario. Un giorno un amico gli consigliò di mettersi una compagnia per conto proprio. Seguendo il suggerimento, fondò una piccola impresa edile che in breve tempo cominciò a crescere ed il lavoro non mancava mai. I figli, dopo essersi diplomati al liceo, si associarono alla compagnia con mansioni manageriali. Ray ricorda che in quell’occasione il padre gli aveva detto: “Dato che vuoi lavorare con me, la mattina tu puoi cominciare a qualsiasi ora vuoi, sempre che ti presenti... mentre c’è ancora buio!”. La famiglia mandò avanti l’impresa per lungo tempo, fino ad affermarsi come una delle più efficienti della zona: ottenevano appalti per nuove costruzioni di case residenziali per conto della Città di New York che, volendo riqualificare quartieri decadenti, metteva nel mercato immobiliare nuove abitazioni, assegnandole con un mutuo a basso tasso d’interesse alle famiglie con reddito minimo. Venne poi il tempo che i figli riuscirono a convincere Mastro Paolo a mettersi in pensione, cosa che all’età di settant’anni fece suo malgrado. Ray e Vincent sapevano che il padre raramente si era concesso qualche settimana di vacanza: infatti mai durante i suoi 47 anni di permanenza in America aveva fatto un viaggio in Italia. Perciò, di comune accordo, i due gli procuravano un biglietto aereo per l’Italia e per visitare Marineo, il paese per il quale sapevano il padre nutriva tanto affetto. All’inizio esitante, ma dietro insistenza, mastro Paolo andò in Italia, dopo qualche giorno si ritrovò a Marineo, dove il paese, la gente e le abitudini gli sembrarono molto cambiati, diversi da come li ricordava. Notava un certo benessere economico, ma tutti si lamentavano, chi per una cosa chi per un’altra. Dopo la permanenza a Marineo ebbe modo di visitare anche altre città italiane, fino a quando giunse il giorno del ritorno in America. Ray e Vincent andarono a prelevarlo al Kennedy Airport. A quei tempi, attraverso grandi vetrate era possibile intravedere l’aereo che si accostava al terminal e quando si fermava, la scaletta su ruote veniva appoggiata al velivolo per permettere il disimbarco dei passeggeri. Mastro Paolo apparve alla sommità della scaletta al seguito di altri passeggeri. Ma, mentre scendeva, vistosamente inciampò in uno dei gradini e finì giù a terra! Dopo aver sbrigato le pratiche doganali, riabbracciò i figli i quali preoccupati gli chiesero se si fosse fatto male quando l’avevano visto cadere dalla scaletta. Mastro Paolo prontamente rispose che no, non era caduto, ma si era invece… buttato a terra a baciare il suolo Americano! Mastro Paolo quando da giovane aveva lasciato l’Italia aveva sofferto per il distacco dalla sua terra natale. Ma questa visita dopo tanto tempo gli aveva fatto comprendere che lui non apparteneva più a quella terra, cosi come quella terra non apparteneva più a lui. In America aveva messo nuove radici, aveva avuto la fortuna di poter assicurare un prospero avvenire alla propria famiglia, crearsi una posizione di indipendenza ed ormai gli era più facile esprimersi in americano. Con tristezza accettava quella realtà che finalmente lo metteva in pace con se stesso: aveva amato la sua terra ma era dovuto andar via per crearsi un futuro migliore e l’America generosamente gli aveva dato questa opportunità!