lunedì 20 gennaio 2014

Legge elettorale, Ribaudo: "Errore di Renzi legittimare Berlusconi"


di Franco Ribaudo
MARINEO. Ritengo che Matteo Renzi abbia commesso un grave errore politico: la nuova legge elettorale doveva essere discussa prima all’interno del partito che guida, poi con gli alleati di governo e, infine, con tutti gli altri partiti che intendono dare il proprio contributo in Parlamento.
Iniziare da Berlusconi, avere avuto la fretta di rimetterlo in campo e di riconoscerlo ancora quale interlocutore credibile è stato sbagliato. Non perché il leader di Forza Italia è un pregiudicato in attesa che i giudici gli dicano dove deve trascorrere i prossimi anni della sua vita, ma soprattutto perché ci eravamo già abituati all’idea che quel ventennio berlusconiano fosse stato archiviato, un arco di tempo sul quale grava la responsabilità politica di avere portato il nostro paese sull’orlo del baratro. Riesumarlo, anzi risuscitarlo significa averlo rimesso in corsa per divenire ancora una volta il nostro principale avversario. Non credo che gli elettori delle primarie abbiano voluto dare questo mandato a Renzi. E’ questo il cambiamento di verso che ci dobbiamo aspettare? In realtà, il nostro partito ha già una proposta ufficiale di legge elettorale, che è stata votata e approvata dagli organi direttivi. Il segretario aveva, quindi, il dovere di proporla senza dare in pasto agli avversari queste nuove tre proposte prive di paternità. Ritengo che la nuova legge elettorale debba rispondere a tre principi: costituzionalità, accogliendo le indicazioni della Consulta; la doppia preferenza di genere, come ci chiedono gli elettori; assicurare la governabilità e la rappresentanza. L’unico sistema che può rispondere a quanto sopra é una legge proporzionale, con doppio turno di coalizione. Al primo turno vengono assegnati l’80% dei seggi su base proporzionale ai partiti che superano il 5%. Al secondo turno viene attribuito il premio di maggioranza del 20% dei seggi alla coalizione dei parititi che raccolgono il maggior numero di voti. Non serve imitare altri paesi europei, l’Italia ha dimostrato di non essere un paese bi-polarista ed è, quindi, sbagliato accanirsi nel mutuare altri sistemi. Credo che sia più semplice creare un sistema elettorale che aiuti un processo bipolare favorendo l’aggregazione delle forze politiche su programmi di governo chiari, dove è possibile indicare anche surrettiziamente l’uomo che guiderà il governo.